La fiducia nella cittadinanza digitale

L’articolo intende fornire alcuni spunti per orientarsi nel rinnovato modello della fiducia verso il documento, in cui strumenti nuovi tentano di soddisfare esigenze antiche.

Il tema della fiducia documentale è di per sé complesso: quasi un rompicapo che si rifà al contesto delle convenzioni sociali. Il contributo si sofferma sugli aspetti concettuali e fattuali che rendono scivoloso, ambiguo e incerto il rapporto tra la dimensione della fiducia e quella del documento.

Il concetto di cittadinanza impone un sistema di certificazione e un insieme di validazioni che si poggiano sull’archivio, al quale si può ricondurre un’ampia gamma di comportamenti virtuosi che definiscono il cittadino in quanto parte attiva della comunità cui si riferisce.

Esiste un “archivio dell’archivio” che spesso si trascura o si ignora del tutto e riguarda la predisposizione di alcuni strumenti che hanno riportato il concetto di accountability al centro del settore, arrivando alla recentissima emanazione dello standard ISO/TS 7538:2024.

La PEC è diventata col tempo uno strumento d’uso comune, raggiungendo molti degli obiettivi prefissati. Cerchiamo di cogliere gli elementi ancora da implementare per perfezionare questa tecnologia.

La mancanza di fiducia da parte di lavoratori e fruitori dei servizi pubblici digitali è spesso causata dagli stessi strumenti informatici e porta ad instaurare una sorta di “burocrazia difensiva” per raccogliere e richiedere molteplici evidenze documentali. L’articolo analizza il fenomeno.

Mevio e Gaia sono il prototipo del “paleocittadino” e della perfetta “cittadina 2.0”. Non c’è bias nel descriverli, non esiste un modello positivo e negativo, ma l’articolo intende studiare il loro approccio all'ecosistema digitale, provando a mettere il lettore nei loro panni.

L’articolo affronta alcune “mostruosità” del percorso verso la cittadinanza digitale, offrendo spunti di riflessione sulle insidie e vulnerabilità della transizione in atto.

Le nuove tecnologie di IA pongono l’essere umano di fronte a numerose sfide etiche, che possono essere affrontate efficacemente solo se ci si interroga sul concetto di fiducia e se lo si pone alla base del dibattito sul tema.

Il processo di costruzione di fiducia non è semplice. Le persone hanno bisogno di comprendere gli impatti che le innovazioni hanno sulle loro vite, dando loro la sensazione di poterle controllare.

Il Giubileo costituisce un evento storico di portata mondiale. È l’occasione per richiamare significati di importante valore giuridico e sociale che il Giubileo ha la capacità di conciliare.

La fiducia per poter essere efficacemente costruita deve contare su sistemi di IA che pongano al centro il rispetto dell’essere umano.

I modi di generare fiducia sono mutati nel tempo per effetto dell’ampia diffusione del digitale. Il concetto di fiducia ha subito un’evoluzione spinta dalla nascita di nuovi quesiti, ai quali proviamo a rispondere.

La machine ethics non è un obiettivo irraggiungibile ma una sfida stimolante che può portare a innovazioni significative. Affrontiamo una riflessione critica sulle implicazioni etiche dell’IA.

In risposta a una crescente domanda di trasparenza e alla necessità di un’intelligenza artificiale responsabile si è ravvivato l’interesse verso un ambito di ricerca nato agli albori del machine learning: l’intelligenza artificiale spiegabile o eXplainable AI (XAI).

L’articolo esplora alcuni evidenti limiti dell’AI Act e avanza dubbi sul preteso approccio antropocentrico, segnando sotto alcuni profili, un arretramento dei diritti del cittadino digitale.

Il giurista si trova ad affrontare la sfida di comprendere e regolamentare tecnologie che stanno rapidamente diventando onnipresenti, trovandosi spesso ad un bivio. Analizziamo le evoluzioni possibili per questa figura.

La supervisione dell’uomo sui sistemi di IA resta fondamentale per la creazione e selezione del patrimonio informativo, evitando di affidarsi ciecamente ad un algoritmo il cui “ragionamento” risulta, almeno in parte, incomprensibile.

L'analisi giuridica vive continue sfide interpretative sul tema della prova digitale, data l’urgenza di attuare alcune riforme, anche alla luce di progetti internazionali come Exec II.

Sul tema della cybersicurezza c’è un nuovo tassello che arricchisce ed integra il quadro normativo italiano di riferimento: la Legge 28 giugno 2024, n. 90, recante “Disposizioni in materia di rafforzamento della cybersecurezza nazionale e di reati informatici” che analizziamo.

L’ipertrofia normativa europea rischia di complicare, piuttosto che di favorire lo sviluppo dei mercati digitali. Quale strada intraprendere per la “vera” innovazione?