• Avvocato del Foro di Bari, Responsabile per la Transizione al Digitale presso l'Ordine degli Avvocati di Bari comincia la pratica nel settore civilistico e del diritto del lavoro per accostarsi ai temi del diritto dell'informatica e delle nuove tecnologie, nonché all'adozione del digitale negli studi professionali, promuovendo un uso consapevole delle ICT viste come inevitabile strumento tecnico da accettare demistificandole.

Abstract

eIDAS 2, il Digital Wallet, l’intermediazione delle nuove tecnologie tra cui le IA: essere cittadino consapevole, oggi, significa districarsi tra nuovi strumenti. Proviamo a metterci insieme nei panni di due ipotetici cittadini “due punto zero”, Mevio e Gaia. Il primo frenato dai suoi stessi timori, colpito dalla disinformazione e costantemente a rischio di autoghettizzarsi in un nuovo analfabetismo digitale, che lo priva di fatto delle facoltà di accesso ai suoi diritti e doveri, in un mondo che percepisce come ostile ed eterodiretto. La seconda, che coglie nell’ecosistema digitale l’occasione per realizzare con pienezza tale dimensione, nell’uso consapevole degli strumenti tecnici. E nel comprendere i loro profili, proviamo a trovare una strada per dirimere quei dubbi ed esplorare assieme il cittadino che verrà.

Questa rovente estate, che più rovente non si poteva, ci ha regalato diverse novità destinate a cambiare il nostro approccio al mondo ancor prima che al diritto, all’informazione ed alla società. Se si dovessero scegliere delle date chiave di quest’anno, esse sarebbero senz’altro il 20 maggio 2024, con l’entrata in vigore del nuovo regolamento eIDAS 2, ma anche il 13 marzo 2024, con l’entrata in vigore dell’AI Act e il 2 marzo 2024, con il Decreto PNRR, decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19.

Esulando dal mondo del diritto, il 20 febbraio 2014 ha segnato l’inizio del conflitto Russo-Ucraino, dove la Guerra Fredda tra Occidente e Oriente si è rianimata in una dimensione basata su campagne massicce di disinformazione a mezzo IA e competenze digitali, declinata nelle Operazioni Doppelganger  e Overload, rispettivamente con  la creazione di testate online cloni di quelle occidentali e di canali social dediti alla loro disseminazione in modo pervasivo, quanto occulto, rendendo palese un clima dove sapere è potere e dove il cittadino ostaggio dei suoi timori diventa bersaglio da colpire e rendere isterico.

Vivere un momento storico di grandi cambiamenti è la sfida più difficile: si è troppo vicini all’oggetto delle riprese per avere una visione di insieme chiara e troppo coinvolti per non cedere alla tentazione di lasciare il compito agli storici, quando i dadi avranno smesso di girare nel bussolotto, invidiandoli per essere arrivati a registrare un dato che per i presenti è ancora in divenire.

Ma è necessario evitare di procrastinare oltre e lasciare ai posteri l’ardua sentenza: del resto il presente è tutto quello che abbiamo per vivervi.

Lettore, ecco Mevio e Gaia

Per rendere questo dialogo sensato, bisognerà partire da due prototipi di cittadini 2.0. Mevio e Gaia. Non vi sarà bias nel descriverli, non esisterà un “cittadino modello” e un “modello negativo”.

Mevio è la quintessenza del cittadino che fatica a comprendere il cambiamento, motivo di alcune scelte di legislatori, divulgatori e educatori. Il frutto del digital divide, dove sovente ci si trova spaesati dinanzi ad un nuovo modo di gestire e fruire informazioni, nonché di fruire i propri diritti in un nuovo modo.

Gaia è la cittadina 2.0 che è riuscita ad abbracciare tale cambiamento vivendolo come un’opportunità prima che una imposizione ottriata. Sa sostanzialmente che riportare indietro le lancette del tempo non si può, ma ha compreso come affrontare la sfida.

Mevio fa parte del 42% di cittadini europei che non hanno idee chiare su cosa sia l’identità digitale, e come molti italiani (una percentuale prossima al 20%) ritiene che “sia qualcosa fornito dai governi” (Digital Identity Services: What Consumers Want and How Governments, Banks and Other Enterprises Can Deliver, 2022). Guarda ad essa quindi con un certo malcelato sospetto, talora tradotto in ostilità e diffidenza.

Dispone di conoscenze ICT di base, come circa il 50% degli italiani secondo fonte ISTAT, ma perlopiù derivate dalla necessità contingente, in un processo che, ad aggravamento della sua “precarietà digitale”, lo porta a concentrare le sue conoscenze e competenze sulla navigazione Internet (social, informazioni) via dispositivi mobili (smartphone), come il 30% circa di giovani adulti (la fascia sui vent’anni)  che usa gli stessi in modo esclusivo e, quando usa un computer fisso o portatile, lo fa comunque in modo minoritario e ove costretto.

Al contrario di Gaia, parte del 63% di cittadini muniti quantomeno di SPID al 2022, Mevio non sembra interessato allo stesso, ponendosi il problema solo quando strettamente necessario e con risultati quindi subottimali per qualcosa di necessario, col Green Pass e la Pandemia divenuti involontario e necessario volano di un suo interesse tradotto poi in identità digitali dormienti e abbandonate nella falsa teoria che “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, si applichi al digitale.

Mevio e Gaia nella vita quotidiana

Gaia è già abituata agli ausili della modernità. A suo tempo ha scaricato iPatente, app del Ministero dell’Informazione dei Trasporti, per tenere sotto controllo i punti della propria patente e non rischiare di “bucare” il momento della revisione del proprio veicolo.

Mevio attende la periodica lettera dei centri revisione auto locali, senza farsi troppe domande sul fatto che apparentemente la sua erronea convinzione di “non voler fornire al Governo” dati che già ha (vedi convinzione del capitolo precedente)  impatti sul fatto che i centri revisione auto della sua zona sappiano dove e quando contattarlo.

Gaia ha già installato l’app IO e approfittando della sperimentazione annunciata col Decreto PNRR partita a Luglio ha potuto caricarvi la patente di guida, in attesa di aggiungervi anche Tessera Sanitaria e Documenti di identità.

In passato ha già avuto modo di evolvere dal portafoglio pieno di monte e dalla carta di identità a intermediari digitali come Google Pay, Apple Pay e Swatch!Pay, compiendo un ulteriore passo nella dematerializzazione. Approva l’introduzione del Portafoglio Europeo quindi come una naturale evoluzione degli stessi, allo scopo di “conservare, gestire e convalidare in modo sicuro dati di identità personale e attestati elettronici di attributi, al fine di fornirli alle parti facenti affidamento sulla certificazione e agli altri utenti dei portafogli europei di identità digitale, e di firmare mediante firme elettroniche qualificate o apporre sigilli mediante sigilli elettronici qualificati” (Regolamento (UE) n. 910/2014, come da Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 29 febbraio 2024).

Nel prossimo futuro auspica quindi di poter racchiudere in un unico dispositivo un mezzo di identificazione ed attributi. Potrebbe ad esempio andare in vacanza a Parigi, prendere a nolo una eBike per spostarsi in città con pochi click,  senza portare documenti, esibire titoli professionali per accedere ad un concorso o provvedere, ad esempio, a intestare una nuova utenza radiomobile per sé stessa con pochi click.

Gaia non è però cieca alle criticità non (ancora) affrontate da eIDAS 2: è pienamente consapevole che progetti ambiziosi come EUDI Wallet (European Digital Identity Wallet), il sistema di interoperabilità europeo, passeranno inevitabilmente per le mani dei grandi attori del settore tecnologico, le c.d. “Big Tech”, auspicando interventi europei per limitarne la potenziale posizione di dominio e dirimere dubbi su questioni di privacy e sicurezza, ricordando l’esistenza di Marketplace certificati.

È il caso del Catalogo delle Infrastrutture digitali e dei Servizi cloud presso ACN per le Pubbliche Amministrazioni, auspicando che agli operatori privati chiamati a fornire strumenti fiduciari e di identità siano richiesti standard qualitativi.

Mevio è nella sua estrema diffidenza ben più brutale: se non brutalista come un palazzo di cemento grezzo del 1960. Ignora scientemente che “l’uso dei portafogli europei di identità digitale è facoltativo. L’accesso ai servizi pubblici e privati e al mercato del lavoro nonché la libertà d’impresa non sono in alcun modo limitati o resi svantaggiosi per le persone fisiche o giuridiche che non utilizzano i portafogli europei di identità digitale. Resta possibile accedere ai servizi pubblici e privati con altri mezzi di identificazione e autenticazione esistenti” (regolamento (UE) n. 910/2014), e laddove Gaia vede opportunità, lui vede ingerenze.

Continuerà quindi, per esempio, ad appoggiarsi nei suoi viaggi a cambiavalute ed esibizioni del documento cartaceo, si infliggerà il peso di code in posta e dal farmacista e sia pur senza alcuna limitazione eterodiretta nelle sue libertà e vantaggi, cercherà di evitare a tutti i costi una transizione digitale già in corso ponendosi nella situazione di chi rifiutasse l’uso delle Macchine in piena rivoluzione Industriale e l’uso del World Wide Web nella prima rivoluzione digitale.

Mevio, Gaia e l’informazione

Non soccorre la reciproca situazione il fatto che la completa assenza di fiducia digitale di Mevio si traduce in un circolo vizioso che lo rende permeabile alle fake news e perfettamente fungibile per ogni bad actor incline ad operazioni più o meno consapevoli di disinformazione mirata.

Si potrebbe spingere Mevio alla lettura di questo numero di Digeat (numero 3) al completo per vincere i suoi dubbi, scoprendo che egli ne rigetterà in toto il contenuto, anzi vedendolo come prova del pregiudizio maturato nei confronti dell’intero ecosistema virtuale.

Mevio è il motivo per cui sia il Digital Services Act che il neonato AI Act comprendono e favoriscono linee guida necessarie all’etichettamento dei contenuti generati con AI. Mevio nel mondo dell’informazione a portata di mano non ne è in controllo, ne è in balia.

L’integrazione tra Grok, X e sistemi di generazione immagini ad esso interoperabili come Flux consente la creazione e diffusione di fake news con contorno di immagini di personaggi pubblici, figure coperte da copyright e simili, trasformando il “desiderio di credere” degno di un Fox Mulder di X-Files ormai fuori quota nella necessità di credere.

Si tratta di ciò che The Guardian ha definito “slop”: una convergenza degna di un film del ciclo degli Zombies di Romero in cui contenuti creati con AI vengono diffusi da account utente gestiti da AI (talora con risultati assai grotteschi) in “thread” (ambiti di discussione virtuali) in cui è impossibile distinguere l’utente vivo da chi vivo non è mai stato, il boccalone dal provocatore, il burlone dal creatore della falsa notizia, il creatore dalla creatura e l’informazione dalla disinformazione.

Se nulla è più reale, tutto diventa lecito.

Gaia ha mantenuto una certa fiducia nel reale ad esempio: come Mevio, fa parte della percentuale crescente (oltre il 60%, ormai sempre più sovrapponibile a chi fa uso delle nuove tecnologie) di persone esposte alla disinformazione in modo costante (fonte: Commissione Europea) ma da essa si difende con un lavoro ancora più accurato di ricerca e selezione delle fonti.

Per comprenderci, Gaia sa e si pone attivamente il problema di Emily Pellegrini, diva e influencer virtuale col corpo “in prestito” della modella Ella Cervelletto, ma a Mevio non sembra importare ed è convinto dell’esistenza e dell’avvenenza di Emily Pellegrini con lo slancio del bambino convinto che Babbo Natale esista davvero e gli porterà ricchi doni.

Per Mevio, allo stato attuale ogni notizia che riporta i loghi di un’emittente televisiva che gli viene inoltrata via Telegram è “probabilmente vera”, per Gaia, consapevole di una cosa chiamata “Operazione Overload”, la cosciente campagna di diffusione di falsi “più veri del vero” non basta il logo ma ci vuole una forma di certificazione (fonte Checkfirst).

Gaia ha imparato ad aggiungere alle sue letture quotidiane quelle di servizi di fact checking, quali quelli legati ad IDMO, l’Osservatorio Italiano sui Media Digitali.

Mevio ha purtroppo compiuto il passo da disinformato a complottista, convinto che ogni forma di verifica delle fonti, controllo e certificazione sia una “scatola nera” controllato da “Poteri forti” ostili e malevoli che non comprende, non capisce e, contrari alla sua visione della realtà, sono la prova che il film di fantascienza distopico che ha girato nella sua mente, fomentato dalle costanti campagne di disinformazione, sia vero, delegittimando e ponendo in pericolo la sua stessa capacità di esercitare le sue facoltà.

Tornando al punto, Mevio rientra nella componente di cittadini disinformati convinti che i servizi di Wallet digitali siano “un mezzo di controllo per privarlo della libertà personale”, del tutto inconsapevole di essersi già privato della libertà fondamentale di esercitare i propri diritti e doveri rifiutando di informarsi consapevolmente sugli stessi.

La soluzione di Gaia: la facilitazione digitale

Gaia, si badi, non è nata “cittadina digitale consapevole”. A dire il vero nessuno di noi è nato “cittadino consapevole”. Siamo tutti nati cittadini, e la famiglia “società naturale” prima, l’educazione civica dopo ci hanno reso consapevoli della nostra natura codicistica di centro di imputazione di diritti e doveri.

Gaia ad esempio non solo osserva con grande interesse iniziative come la Rete dei Facilitatori Digitali, personalità introdotta con la Transizione al Digitale  con lo scopo di affiancare chi conoscenze digitali non ne ha, ma ha provveduto a certificare e verificare in autonomia le sue competenze digitali mediante i servizi offerti da Europass.

Come avrete intuito da questa chiacchierata, ha raggiunto assai probabilmente il punteggio più elevato (5 o 6 su 6) nei quadranti di Alfabetizzazione informatica, comunicazione, creazione di contenuti digitali, sicurezza e risoluzione dei problemi, ed è quindi in grado di trarre profitto dalle sue abilità di cittadina 2.0 e aiutare altri nella Transizione, ottenendo conoscenze e competenze in un prossimo futuro oggetto di certificazione e già ora inseribili nel suo curriculum.

Non tutto è perduto per Mevio: se accettasse l’aiuto dei Facilitatori Digitali e di figure anche non professionali, ma validate e certificate come Gaia, superando la sua diffidenza frutto di disinformazione, fake news e rifiuto di superare i suoi limiti autoimposti, egli scoprirebbe che gli strumenti di autovalutazione delle Skill digitali non si limiterebbero a “stroncarlo” ferendo il suo orgoglio di “paleocittadino” non ancora digitalizzato, ma gli fornirebbero suggerimenti e guide su come superare le sue debolezze e perfezionare il suo cammino presso la cittadinanza.

Lavorare bene, partecipare alla società per bene, studiare bene, informarsi bene, e cogliere ogni buona opportunità: questo porterebbe alla facilitazione digitale.

Indice

PAROLE CHIAVE: AI / AI Act / App Io / competenze digitali / Digital Wallet / disinformazione / eIDAS2 / EUDI / Europass / fake news / fiducia / Guerra Ibrida / ICT / IDMO / informazione / PNRR / skill / Transizione al digitale

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