Abstract
Il concetto di Fake News si è diffuso recentemente ed è deperito rapidamente perché oggi sono gli esseri umani ad essere Fake, nel senso che il confine fra un soggetto reale ed uno elettronico è caduto con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale. La categoria del “Fake” va svuotandosi con l’ausilio dei Chatbot e della trasparenza e portabilità delle fonti informative. Invece i problemi sottesi alla disinformazione, alle bugie e alle bufale restano problemi reali che vanno gestiti, perché sono consustanziali all’uomo e alla società e non è possibile eliminarli alla radice (forse non è nemmeno raccomandabile). L’evoluzione del fenomeno suggerisce che sia in via di esaurimento e rappresenti comunque un falso problema.
Il concetto di Fake News, sebbene consustanziale all’uomo e alla sua evoluzione, è piuttosto recente e comprende un’area vasta ed eterogenea di informazioni false e/o fuorvianti suscettibili di divulgazione, le quali dovrebbero essere più o meno teleologicamente correlate all’obiettivo di distorcere la realtà fattuale, disinformare o ingannare la platea dei destinatari.
Il deperimento concettuale di falsa notizia
L’espressione “Fake News” diviene universalmente nota durante la campagna elettorale delle Presidenziali USA del 2016, ma già l’anno successivo l’indeterminatezza e l’estensione dei contenuti sussunti nell’alveo della definizione inducono intellettuali e autorevoli testate giornalistiche americane a chiederne la cancellazione dal dibattito pubblico e dal vocabolario. Ovviamente è avvenuto l’esatto contrario: il dilagare pervasivo dell’espressione che ha inghiottito qualsivoglia idiosincrasia concettuale, non già rispetto al pur discutibile concetto di verità, bensì rispetto alla sensibilità soggettiva di ciascuno in riferimento a ciò che dovrebbe essere aderente al vero, al veridico o al verosimile. Esula da questa breve disamina l’approfondimento filosofico, essendo prioritaria la dimostrazione – per quanto sommaria – della inconsistenza concettuale di un’espressione elefantiaca nella varietà dei fenomeni a vario titolo iscritti nel novero della stessa.
Innanzitutto è effimero il concetto sic et simpliciter di “notizia falsa”, la quale ha uno spettro infinito di graduazioni di scostamento dal vero (concetto a sua volta non propriamente granitico nei contorni linguistici, filosofici, religiosi, economici e politici), così come sono infinite le graduazioni degli elementi soggettivi sottesi alla creazione della falsa notizia e alla sua divulgazione: dall’inconsapevolezza all’imprudenza, dalla colpa al dolo. Ulteriore rischio è l’approssimazione, essendo luogo comune la supposizione di sapere bene di cosa si tratti quando si invocano le Fake News, sebbene non sia affatto priva di equivoci l’apposizione di una simile etichetta alla circostanza fattuale della quale si predichi alcunché.
La tumulazione soggettiva della categoria “Fake”
Il citato deperimento concettuale è divenuto una tumulazione dell’intera categoria, dacché il soggetto emittente delle Fake News ha perduto per sempre l’esclusiva della propria entità concreta: non è più la persona fisica l’unica titolare della funzione poietica, bensì tale funzionalità viene oggi egregiamente svolta dall’Intelligenza Artificiale per il tramite di sempre più evoluti Chatbot, cioè i software capaci di simulare ed elaborare conversazioni umane (scritte o parlate), consentendo ai fruitori di interagire con i dispositivi digitali come se stessero comunicando con una persona reale. Va da sé che la capacità generativa di notizie false da parte di entità elettroniche ipoteticamente infinite, siano esse dolosamente orientate ad emettere e diffondere dei Fake o siano esse del tutto inconsapevoli della scarsa aderenza al vero delle risposte fornite a qualsivoglia utente reale (o virtuale a sua volta), causa l’esplosione della categoria e la sua disintegrazione.
Orientarsi tra Fake Humans e Fake Issue
La categoria generale del Fake si è trasferita dalle informazioni alle entità, sorgendo a ciclo continuo una profluvie di soggettività artificiali dotate di cultura smisurata e di capacità di apprendimento automatico, in grado di dialogare con gli umani e di soverchiarli intellettualmente sotto ogni profilo. Pur tuttavia tali cosiddette Intelligenze Artificiali potrebbero presentare, al di là degli indubbi vantaggi, anche ipotetici svantaggi, derive e scarrocciamenti che sono oggetto di studi e i cui cascami sono tutti da analizzare e da comprendere.
A tale riguardo soccorre un esempio di stretta attualità: Sam Altman – fondatore di OpenAI, società fra le più avanzate nello sviluppo dell’AI e titolare del chatbot denominato “ChatGPT” – ha appena presentato un prodotto denominato “The Orb”, un aggeggio sferico dotato di software che permette di confermare la propria identità di essere umano e ottenere la cosiddetta World-ID. In pratica attraverso la scansione dell’iride questa tecnologia consente di garantire che gli esseri umani restino centrali in un mondo invaso e soverchiato dall’Intelligenza Artificiale. In altri termini, tale prodotto riconosce i nostri interlocutori e assegna loro la patente di persone reali tramite appunto la World-ID, un documento elettronico che certifichi la natura di esseri umani in un mondo che promette di renderli sempre più residuali. Una simile tecnologia separa il grano dal loglio, cioè rende riconoscibili le notizie provenienti da un umano e quelle provenienti da un Bot AI, fungendo da primo discernimento fra emittente reale di notizie ed emittente virtuale.
La tumulazione oggettiva della categoria “Fake”
Sotto il profilo oggettivo, di converso, lo svuotamento della categoria avviene con l’ausilio tecnologico: del resto i pericoli e i danni insiti nella divulgazione delle Fake News si basano sulla limitata o inesistente capacità del soggetto destinatario di operare qualsivoglia discernimento del vero o del verosimile rispetto a ciò che non lo è. L’ausilio dei Chatbot già in uso, anche a titolo gratuito (come ad esempio Meta AI presente di default sulla piattaforma di messaggistica WhatsApp, oppure gli assistenti AI presenti sui motori di ricerca, come AI Overview su Google), rappresentano plasticamente una soluzione tecnica che inaridisce alla radice qualsivoglia bufala perché c’è un controllo capillare ad apprendimento automatico che l’AI è in grado di eseguire con sempre maggiore precisione, segnalando in tempo reale certezze e dubbi dello stato dell’arte di qualsivoglia branca i cui dati siano accessibili.
La necessaria artigianalità delle fonti
Un illustre professore universitario, proclive al dialogo con l’uditorio, già nel vecchio millennio domandava a ciascun discente che gli offrisse risposte e ragionamenti: “Qual è la tua fonte? Dove hai letto con esattezza ciò che mi riferisci? Quanto è attendibile il testo al quale ti sei abbeverato?”. Ebbene, in tali interrogativi c’era già l’antidoto alla propaganda, alla retorica maliziosa, alle bufale e alle mistificazioni che si sono moltiplicate in progressione geometrica con l’avanzare dei progressi tecnici e il ridursi del livello culturale medio della popolazione.
Non può essere revocato il dubbio che l’attenzione e il controllo delle fonti siano un argine pressoché insormontabile per il propalarsi di falsità in ogni campo e ad ogni livello, ma questa fino a pochissimo fa era un’attitudine riservata a studiosi, chierici, intellettuali che avessero metodo e tempo da dedicare all’operazione. Oggi tale screening viene compiuto – con acribia da certosino – dal Chatbot, il quale ti indica in nota ciascuna singola fonte dalla quale ha tratto le risposte fulminee che ti propina ad ogni più bislacca richiesta, offrendoti anche una prognosi sull’attendibilità dei ragionamenti che ti sottopone, un’ipotesi plausibile di quanto sia controversa la vicenda, di quanto se ne discuta ad ogni latitudine, di quanto si sia vicini o lontani dal poter giungere ad una soluzione universalmente condivisa e scientificamente riconosciuta della questione oggetto del discettare.
È ovvio che le ubertose sorgenti delle Fake News si siano inaridite: oggidì anche al più inavvertito dei villici inurbati e non scolarizzati viene offerta gratuitamente e a portata di smartphone la risposta immediata e linguisticamente digeribile alle questioni filosofico-scientifiche più complesse.
Le balle diventano subito preistoria quando ciascuno ha in mano lo strumento per smascherarle in decimi di secondo e, pertanto, sono destinate a scomparire, come in effetti stanno scomparendo, perlomeno nella più gran parte.
È senz’altro utile manutenere anche un’artigianalità di verifica delle fonti; quando possibile assicurarsi che le notizie siano attendibili e accurate; allenare un pensiero critico e non credere passivamente a tutto ciò che si legge sui social media e che ci propinano i Chatbot; alimentare un processo di educazione all’uso dei media, al loro funzionamento e alla valutazione dubitativa di ogni informazione.
Che ne sarà delle false notizie? Il terrapiattismo inossidabile
Essendo il novero delle falsità ampio quanto il mistero del cervello, appare chiaro che l’umanità non potrà mai fare a meno, come di una coperta di Linus, dei propri convincimenti radicati nelle culture, nelle società, nei popoli, nelle tradizioni. Ed è parimenti evidente che è operazione sterile sradicare dal milieu sociale e antropologico le credenze e i convincimenti sedimentati nel tempo, sovente dalla notte dei tempi. E così, inevitabilmente, ci si chiede che ne sarà delle false notizie.
Il giacimento più universalmente noto ed esposto a false credenze è ovviamente quello religioso, allorquando, in maniera discutibile, un patrimonio condiviso di convincimenti, misticamente avulsi dalla verificabilità empirica e scientifica, funge da solide fondamenta delle architetture filosofiche, politiche e sociali ad ogni latitudine.
Lungi dal presente contributo l’idea di avviare una crociata contro le religioni, o peggio ancora l’idea di elevare il concetto di verità alla dignità dogmatica, ma è operazione di igiene intellettuale quella di separare in camere stagne quello che intuitivamente può definirsi “terrapiattismo inossidabile” – inteso come area impermeabile tanto alla verificabilità quanto alla veridicità – dal crinale che separa con sufficiente grado di attendibilità il vero dal falso, l’attendibilità e la credibilità da tutto ciò che si allontana dal concetto sociologico di autorevolezza e di affidabilità.
Le Fake News intese come un “Fake Issue”
Si vuole in questa sede avanzare l’ipotesi che le Fake News siano un Fake Issue, cioè un falso problema. La pervasività della Rete offre la possibilità di accedere a una mole di informazioni che era semplicemente impensabile fino a qualche decennio fa. Qualsiasi utente fa esperienza di disorientamento dinanzi a una simile mole di notizie e di dati che corrispondono a molteplici punti di vista, ciascuno dei quali vuole imporsi sugli altri come verità. È invalsa la convinzione popolare che le notizie che producono più rumore mediatico e le opinioni che raccolgono più consenso siano pacificamente date per vere. La manipolazione delle coscienze che viene prodotta dai processi di influenza giornalistica, mediatica, politica, relazionale può essere agevolmente arginata e sconfitta tramite l’antibiotico dell’AI di cui sommariamente s’è detto.
Peraltro, la distorsione della verità può anche essere utilizzata per nobili finalità e in determinati contesti, dalla satira alla critica sociale, passando dalla protezione delle fonti e degli informatori che rischierebbero la loro sicurezza se la verità venisse rivelata.
Residuano comunque le conseguenze negative della distorsione della verità, le più significative fra le quali sono da un lato la crisi e la perdita di fiducia per le istituzioni, per le fonti di informazione, per l’economia degli Stati; dall’altro lato i danni reputazionali di persone e organizzazioni. Gli strumenti della trasparenza e della responsabilità sono quindi fondamentali per garantire che le pur inevitabili distorsioni della verità vengano utilizzate in modo etico.
Le fake news sono dunque un falso problema? Sostanzialmente sì, perché le conseguenze significative sulla società e sugli individui che esse producono, da quelle politico-elettorali (che influenzano la governance degli Enti Pubblici e inducono a decisioni sbagliate o dannose per la società), fino ai profili negativi sulla sicurezza pubblica (quali l’insorgere di panico o di allarme sociale), sono certamente da avversare, ma gli antidoti per contrastare sintomi e cause dei fenomeni distorsivi della verità sono già operativi e particolarmente efficaci.
PAROLE CHIAVE: AI / bufale / chatbot / disinformazione / fake news / falso problema
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