La strategia “panem et circenses” era già ben nota nell’antichità, laddove l’utilizzo di strategie anestetizzanti di massa utili a mantenere potere e controllo consistevano nell’elargire gratuitamente “pane” e “giochi” per distrarre e manipolare il pubblico. Un quadro non molto diverso da quello attuale e le riflessioni raccolte in questo primo numero del 2025 ci aiutano a capirne il perché, attraverso diversi approcci.
La lettura di fondo che emerge dai contributi di questo numero è quella di una costante inquietudine rispetto al rischio di ritrovarsi smarriti di fronte al bivio tra intelligenza artigianale e digitale. La terribile profezia di un’intelligenza artificiale che ci soppianterà non deve farci scadere nell’abominio della tecnofagia, ossia nella furia divoratrice di questa stessa figlia che abbiamo generato, per paura che ci soppianti.
Se questa società sembra aver “già scelto per noi” un destino fatto di fruizione compulsiva di TV e piattaforme social, in cambio della totale distruzione della carta e dunque del pensiero lento, riflessivo e critico, vi invitiamo a cogliere questo numero come un’occasione per nutrirvi di contributi che vi faranno scoprire un nuovo modo di leggere la distopia contemporanea.
Abbiamo chiamato a raccolta i vari autori della Rivista a confrontarsi sui tentativi sino ad oggi compiuti per arginare l’avanzata del digitale, una tematica di fondo che impegna e racconta in modo interdisciplinare i vari aspetti della digitalità nelle sue varie declinazioni politiche, sociali, economiche e giuridiche.
Tra le tante strade che potevamo percorrere in occasione del primo numero di Digeat, abbiamo optato per seguire l’istinto e orientare il nostro itinerario verso l’esplorazione degli scenari professionali derivati dall’introduzione dell’intelligenza artificiale, prospettiva spesso angosciante anche dal punto di vista personale.