Tra intelligenza artigianale e intelligenza artificiale io in mezzo ci ho messo le mani e le ho lasciate libere di raccontare. Il mio obiettivo le ha seguite e inseguite in un loro altro tempo e in un loro altro spazio.
È andata così.
«Se un giorno le macchine elettroniche scrivessero opere teatrali perfette o dipingessero quadri inimitabili, ci troveremo di fronte a gravi interrogativi. Se si mettessero ad amare, il destino della specie zoologica sarebbe segnato».
Leroi-Gourhan Il gesto e la parola 1965
Artigianale è un manu/fatto. Provocato dal titolo di questo numero 4 di DIGEAT Rivista il mio sguardo cerca le tue mani. Vengono, vanno, si posano, giocano, amano. Manipolano, arrossiscono, creano, accarezzano, danzano. Per fare tutto questo dovranno essere intelligenti. Senza di loro, ciò che pensiamo non potrebbe realizzarsi, e magari forse – e proprio per questo – non ci sarebbero neanche i pensieri, e ci sarebbero mancate le parole per comunicare. Sarà nel segreto delle mani quel che oggi chiamiamo intelligenza artigianale, giusto per distinguerla e confrontarci con un’altra intelligenza, quella artificiale? Prodotta dalle macchine, a loro volta prodotte dalle mani. Di cui vorrei dirvi la bellezza e provo a farlo con i miei mezzi, attraverso questo racconto fotografico creato avendo tra le mani la mia fedele macchina fotografica, che pure è digitale ma io faccio in modo che se ne dimentichi. E le mie mani con lei parlano; e poi ritorno al mio libro (di Leroi-Gourhan), che dovendo dire di intelligenza artigianale, caso volle mi capitasse tra le mani: «Il trionfo dell’uomo è stato di trasformare la mano nell’esecutrice sempre più abile delle sue idee…».
Quanto all’intelligenza artificiale mi resta una domanda: sapremo prenderla e condurla per mano? Continueremo a commettere errori, ma saranno errori creativi né saranno mai dei furti o dei falsi.
Serie realizzata per la Rivista Digeat da Marcello Moscara in collaborazione con l’artista Imma Vitiello, body painter.
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