Se analizziamo l’etimologia della parola “Festival”, facendoci aiutare dal dizionario Treccani, scopriamo che essa deriva sia dall’inglese festival〈fèstëvël〉, che dal francese antico〈festivàl〉«festivo», quindi ancor prima dal latino medievale festivalis.
Nella sostanza si tratta, quindi, di una festa.
E così vogliamo intendere la manifestazione diffusa che si dipanerà tra poco più di due mesi nel centro storico della città barocca di Lecce e che, grazie al co-branding della Regione Puglia, organizzeremo in un coinvolgente intreccio di divulgazione scientifica, networking, gusto e arte in giro per palazzi, musei e ristoranti.
Il Festival Digeat, che per la sua prima edizione abbiamo voluto intitolare “A Momentary Lapse of Reason”, si terrà dal 27 al 29 novembre, trovate le prime indicazioni già on line.
Sarà un risveglio della ragione collettivo e vivace, che proporremo ai nostri autorevoli e tantissimi relatori (che stiamo coinvolgendo proprio in queste settimane), ai nostri autori e ai sempre più numerosi lettori. E, naturalmente, a chi vorrà e si riterrà pronto per assaporare genuini frammenti di intelligenza umana!
Discuteremo per tre intensi giorni sulle nostre materie, inebriandoci di contatto umano, oltre i bit.
Ci confronteremo così su cultura digitale, cybersecurity, data protection, digitalizzazione documentale e archivi digitali, intelligenza artificiale, nei vari contesti della PA, del business, della sanità, tendendo costantemente lo sguardo alle regole di un futuro che è già arrivato.
Ci sarà spazio per la formazione, per la corretta informazione e per il confronto, anche istituzionale.
Una festa della divulgazione “di qualità”… ma non posso riferire della “qualità dei dati”. Perché al momento la festa sui nostri dati la fa invece qualcun altro, alle nostre spalle, come ci siamo purtroppo detti tante (ma mai troppe) volte qui, nel regno indipendente e libero del progetto editoriale Digeat.
Eppure, dobbiamo insistere nel discutere di “Data Health” e forse dobbiamo proprio riconoscerci come coraggiosi “medici dei dati”, perché la situazione è effettivamente da tempo in uno stato emergenziale e senza frontiere. E di operatori in grado di intervenire chirurgicamente sulla qualità smarrita dei dati che ci riguardano (e da cui dipendono anche gli assetti democratici di cui ci fidiamo) ci sarebbe estremo bisogno.
Ma queste competenze vanno costruite con pazienza, giorno per giorno, coltivando anche amicizia e scambi culturali in un clima più festoso, pur mantenendo (almeno momentaneamente) il cervello vigile.
Cercheremo di farlo… e per prepararci adeguatamente c’è questo nuovo numero, intenso, sottile e bellissimo, interamente dedicato a ciò che ci manca di più oggi: la qualità dei dati, da costruire oltre i dati, in un contesto interdisciplinare e consapevole.
Ma – ahimè – degli articoli qui presenti on line non posso dirvi nulla, in verità, perché per una volta li leggerò con voi, piano piano, aspettando il Digeat, per prepararmi anche io alla festa.
Vi aspetto a Lecce, perché “la festa è un rito collettivo in cui la cultura si fa carne e la vita si tinge di significato”[1].
NOTE
[1] Questo significativo aforisma non ha storia perché su mie generiche indicazioni mi è stato suggerito da AI Overview di Google.
E senza indicazioni di fonti, mangiamolo pure con gusto e sentiamolo nostro!
Nostro?
Chissà…o forse, più propriamente, l’intrigante frase “la festa è un rito collettivo in cui la cultura si fa carne e la vita si tinge di significato” è un pensiero inespresso di Ernesto De Martino, il quale da antropologo ha analizzato la cultura e i riti, evidenziando come essi si concretizzino in eventi cruciali, le feste appunto.
E gli algoritmi hanno fatto il resto. E questo resto è abbastanza in punto di diritto?
Ne parleremo a Lecce! 😉
PAROLE CHIAVE: a momentary lapse of reason / festival digeat / lecce / qualità / qualità dei dati
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