• Vicedirettrice del Progetto DIGEAT.

    Responsabile Rubrica Futura. Fede, valori, Etica Digitale

    Responsabile Sezione Digital Culture

    Avvocato, esperta nella protezione dei dati personali, sviluppa consulenza in favore di imprese e privati. Ha conseguito il Master di alta specializzazione in “Data Protection Officer” promosso da Euroconference (Centro studi forense) con il patrocinio di ANORC Professioni presso la sede di Roma. Titolare dello Studio Legale D'Iorio che fornisce assistenza nelle materie di diritto civile con particolare approfondimento per le tematiche patrimoniali e familiari. Lo Studio Legale D'Iorio ospita la sede di Castellamare di Stabia di Studio Legale Lisi.

Abstract

L’eccesso di informazioni e la loro diffusione incontrollata aprono al rischio di produrre una moltiplicazione di fonti dove è facile alterare e falsificare contenuti ed è sempre più difficile distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è. In questo contesto, il bisogno di autenticità si fa urgente ma appare altrettanto indispensabile comprendere cosa significhi “autentico” per l’uomo del presente costantemente accompagnato da dispositivi e permeato da logiche sofisticate capaci di creare realtà alternative che si impongono prepotentemente. È perciò inevitabile lo sviluppo e la diffusione di una mentalità “sana” e soprattutto “etica” che aspiri a indirizzare e risanare l’equilibrio incerto dell’innovazione che non sempre può dirsi a servizio dell’umanità e non sempre può dirsi a servizio del bene e della cura della casa comune. Su questi temi resta forte l’eredità consegnataci da Papa Francesco che, sin dalla sua prima apparizione, si è fatto riconoscere come autentico uomo delle comunicazioni, prima di tutto, per la accresciuta dose di umanità e comprensione che ha saputo trasmettere. La Chiesa Cattolica resta, senza dubbio, nella sua veste istituzionale e storica, un esempio illustre di abilità insuperata nelle attività comunicative internazionali con una capacità unica di creare presenza e presidio nel mondo intero. Una storia che si rinnova e si apre al futuro con la missione del neoeletto Leone XIV.

Il pontificato di Francesco nella società della finzione

Possiamo ritenere che la Chiesa del tempo di Papa Francesco sia stata la più esposta alla fake news. Falsi messaggi sono circolati a lungo in questi anni su parole mai pronunciate che, per quanto verosimili o inconcepibili, hanno richiesto l’intervento ufficiale della Santa Sede per un’opportuna smentita. I detrattori hanno provato più volte a confondere il pubblico per far apparire Bergoglio animato da uno spirito rivoluzionario che andasse contro la tradizione della Chiesa. Restano memorabili le fake fotografiche del Pontefice che indossa un famoso piumino bianco.

E quando non si tratta di satira né di caricatura ma di un falso ben riuscito ottenuto con una fotografia plausibile ci sarà, inevitabilmente, un numero alto di utenti convinto della sua veridicità. Questo ha segnato un punto di svolta che ha sancito che il confine tra realtà e rappresentazione può essere pericolosamente labile anche se si tratta del primo leader spirituale al mondo.

A fare da contraltare, in termini opposti ma altrettanto simbolici, la fotografia reale nella camera ardente del Papa emerito, dove alcuni fedeli hanno scattato selfie accanto al corpo esposto. Stavolta l’immagine era autentica, ma è stata accusata di profanazione, banalizzazione del dolore, spettacolarizzazione del sacro. È in questo cortocircuito tra vero e verosimile che si gioca la sfida dell’autenticità: non vale solo sapere se un contenuto è reale, ma anche se è appropriato, rispettoso, umano.

Papa Francesco, particolarmente sensibile su questi temi e ben cosciente sul rischio, ha più volte affrontato il problema. In uno dei suoi interventi più noti, preoccupato sulla evoluzione della IA, ha ammonito: «L’uomo non diventi cibo per algoritmi, la comunicazione resti umana».[1] Questa espressione invita a una visione profonda: l’algoritmo non può determinare la verità, non può sostituire il discernimento umano. L’autenticità non si calcola, si preserva e si custodisce. Ed è un invito rivolto a tutti affinché divenga un impegno valido per ciascun ambito. Giornalisti, educatori, comunicatori, fedeli devono riconoscere, proteggere e testimoniare l’autenticità.

Il problema infatti non si connota solo per la sua riconosciuta gravità oggettiva da combattere ma svela anche una deviazione a distorcere, a sedurre, a ingannare che viene sempre più a regnare nell’interiorità dell’uomo calpestando il valore della verità della comunicazione. Già nel 2018, il Pontefice dedicò un intero messaggio alla Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali proprio su questo tema definendo le fake news una seduzione che rovina richiamando quella “logica del serpente” che ci deriva dal libro della Genesi: (…) La continua contaminazione con un linguaggio ingannevole finisce infatti per offuscare l’interiorità della persona. Dostoevskij scrisse qualcosa di notevole in tal senso: «Chi mente a sé stesso e ascolta le proprie menzogne arriva al punto di non poter più distinguere la verità, né dentro di sé, né intorno a sé, e così comincia a non avere più stima né di sé stesso, né degli altri. Poi, siccome non ha più stima di nessuno, cessa anche di amare, e allora, in mancanza di amore, per sentirsi occupato e per distrarsi si abbandona alle passioni e ai piaceri volgari, e per colpa dei suoi vizi diventa come una bestia; e tutto questo deriva dal continuo mentire, agli altri e a sé stesso» (I fratelli Karamazov, II, 2). (…)[2]

 

La vocazione dei mass media cristiani: etica e responsabilità comunicativa

Il dominio dell’autenticità non è semplice e non si conquista una volta per tutte.

È resistenza alla manipolazione, è discernimento critico, è cultura della protezione.

Un vero e proprio atto d’amore per la verità perché la verità ha bisogno di custodi reali e non di algoritmi spersonalizzati e spersonalizzanti.

L’autenticità non riguarda solo il presente ma anche il futuro. Se i documenti digitali possono essere alterati, le foto manipolate, i video costruiti ad arte, chi garantirà la memoria della verità?

La Santa Sede, da sempre custode della memoria e dell’identità nei secoli, oggi è chiamata a dotarsi di nuovi strumenti di certificazione e conservazione, capaci di resistere non solo al tempo ma anche alla manipolazione. La Chiesa investe in cybersecurity e in una comunicazione istituzionale più tempestiva, in grado di rispondere rapidamente alle distorsioni. Ma come ricorda Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, «comunicare non è solo connettere ma condividere e prendersi cura». È questa cura che definisce il profilo autentico della comunicazione cattolica. (…) Se noi prendiamo i mezzi di comunicazione di oggi: manca pulizia, manca onestà, manca completezza. La dis-informazione è all’ordine del giorno: si dice una cosa ma se ne nascondono tante altre. Dobbiamo far sì che nella nostra comunicazione di fede questo non succeda, non accada, che la comunicazione venga proprio dalla vocazione, dal Vangelo, nitida, chiara, testimoniata con la propria vita.(…)[3]

Papa Francesco ha chiesto ai media di non essere neutrali, ma media credibili.

Ai giornalisti cattolici ha detto di non allinearsi alle logiche dominanti ma di andare controcorrente, di rifiutare l’ossessione della velocità, del sensazionalismo, della superficialità. E questo significa anche accettare l’impopolarità della verità, quando essa sfida le mode o le opinioni prevalenti.

Il dominio dell’autenticità oggi tocca e connette piani diversi: quello dell’informazione, quello della sicurezza, e quello della memoria. Fake news, intelligenza artificiale e archivi digitali non sono solo problemi tecnici ma anche sfide spirituali perché la verità non è solo una nozione ma una relazione. E ogni relazione autentica nasce dalla libertà, dalla responsabilità e dalla cura.

 

Autenticità e discernimento della Chiesa in cammino con il Papa neoeletto

In questo scenario complesso, la figura del “sapiente correttore di bozze”[4], evocata da Papa Francesco in occasione della XV edizione del Festival Internazionale dei Giornalisti del Mediterraneo acquista un significato nuovo. È colui che rilegge, verifica, affina. Non censura, ma valorizza il linguaggio, non impone ma illumina, non manipola ma custodisce. In un mondo che rischia di essere governato dagli automatismi, il correttore di bozze è l’ultimo presidio dell’umano.

E questo significato si potenzia con le parole del nostro Papa Leone XIV che invita i giornalisti convocati a Roma per il Conclave a diventare operatori di pace[5]: (…) Permettetemi allora di ribadire oggi la solidarietà della Chiesa ai giornalisti incarcerati per aver cercato di raccontare la verità, e con queste parole anche chiedere la liberazione di questi giornalisti incarcerati. La Chiesa riconosce in questi testimoni – penso a coloro che raccontano la guerra anche a costo della vita – il coraggio di chi difende la dignità, la giustizia e il diritto dei popoli a essere informati, perché solo i popoli informati possono fare scelte libere. La sofferenza di questi giornalisti imprigionati interpella la coscienza delle Nazioni e della comunità internazionale, richiamando tutti noi a custodire il bene prezioso della libertà di espressione e di stampa. Grazie, cari amici, per il vostro servizio alla verità.(…)[6]

E anche il nuovo Papa, a soli pochi giorni dalla sua elezione, si è ritrovato presto vittima di un video deep fake prodotto con l’impiego della intelligenza artificiale e protagonista di contenuti che non avrebbe mai pronunciato o posto in essere.

L’ incidente ha indotto la Santa Sede a un doveroso intervento per fare avviso che le parole autentiche di Leone XIV di fonte certa sono da rinvenire integralmente accedendo ai siti ufficiali e, in particolare, al sito web Vatican.va[7] (per Angelus-Regina Caeli; Discorsi, Messaggi, Omelie e Udienze), oltre agli indirizzi Vatican News[8] e L’Osservatore Romano[9](per attività e videomessaggi in tempo reale).

In conclusione, possiamo ritenere l’autenticità una responsabilità condivisa. Il risultato di un patto tra chi comunica e chi ascolta. Se il pontificato di Papa Francesco ha reso già evidente questa urgenza e ci ha anche offerto gli strumenti per affrontarla invitandoci al discernimento, alla responsabilità e al coraggio, oggi il suo successore Leone XIV ne prosegue l’opera con le sue impronte verso una comunicazione di pace e libera da pregiudizi, rancori, fanatismi e odio.

Nel tempo delle fake news, la Chiesa, dunque, può essere non solo vittima ma anche sentinella. È qui che si gioca il vero dominio dell’autenticità.

 


NOTE

[1] Messaggio del Santo Padre Francesco per la 58ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali. (Roma, San Giovanni  in Laterano, 24 gennaio 2024).

[2] Messaggio del Santo Padre Francesco per la 52ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali 2018. La verità vi farà liberi (Gv 8,32). Fake news e giornalismo di pace.

[3] Riferimento a questo link.

[4] Riferimento a questo link.

[5] Roma, 12 maggio 2025 – Aula Paolo VI, Papa Leone XIV incontra i Rappresentanti dei Media.

[6] Dal Discorso del Santo Padre Leone XIV (v. nota 5).

[7] Riferimento a questo link.

[8] Riferimento a questo link.

[9] Riferimento a questo link.

Indice

PAROLE CHIAVE: autenticità / chiesa / comunicazione / cura / etica / giornalisti / pace / papa / responsabilità / verità

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