• Avvocato del foro di La Spezia, si occupa di diritto civile con particolare riferimento ai temi inerenti alla protezione, gestione e trasmissione patrimoniale. Business Angel di start up innovativa nell’ambito di sistemi di Generative AI applicati al settore RegTech. Frequenta il Diploma di Alta Specializzazione in Intelligenza Artificiale promosso dalla Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Antonianum.

Abstract

L’avvento delle nuove tecnologie di IA è suscettibile di una duplice lettura: i nuovi applicativi di intelligenza artificiale in ambito forense presentano indubbi vantaggi per il professionista, ma al contempo possono costituire un limite allo sviluppo del pensiero critico ed un rischio per i diritti e di principi democratici, su cui l’avvocato è chiamato a vigilare. Fondamentale è il ruolo che l’avvocatura deve assumere, al fine di realizzare una IA affidabile in ambito legale, monitorando sul rispetto del sistema dei diritti e dei principi dello Stato di diritto, in modo da svolgere la funzione sociale che la caratterizza.

Generative IA e lavoro di studio: vantaggi e limiti

Il lavoro che viene svolto in uno studio legale è complesso e si articola in una serie di attività di ricerca giuridica, di interpretazione delle fonti normative e di redazione di atti giudiziali e stragiudiziali.

Sicuramente ed entro certi limiti, l’attività di studio può essere implementata con successo mediante l’uso delle nuove tecnologie, considerato che l’intelligenza artificiale generativa presenta numerosi aspetti vantaggiosi, ad esempio nell’ambito della ricerca giurisprudenziale.

L’ IA ha il pregio di essere in grado di fornire ausilio alle attività di assistenza a compiti ripetitivi e di modesta difficoltà, che gravano sull’operatività quotidiana di uno studio legale, garantendo un valido supporto. Da un altro punto di vista, tuttavia, l’intelligenza artificiale generativa, costituisce un limite ed un freno allo sviluppo del pensiero critico, perché non consente di aprire lo sguardo verso il futuro e di cogliere lo spirito della legge, in quanto i data set di addestramento per l’auto-apprendimento sono costituiti da varie tipologie di fonti normative cristallizzate nel passato.

L’attività di interpretazione delle fonti del diritto presenta delle caratteristiche peculiari e deve essere alimentata dal pensiero critico, poiché si pone in rapporto dialettico con il diritto, la cui risorsa principale, come ci ricorda Felix Ravaisson[1], è quella di tendere alla variazione e di essere aperto all’uso creativo.

Cercare di orientarsi in un ambito così nuovo e complesso può essere fonte di problematicità, anche in considerazione dei profili deontologici relativi ad un uso non consapevole o superficiale di queste nuove tecnologie, che necessitano di un’ampia ed approfondita comprensione, soprattutto per quel che concerne gli aspetti etici.

Il G7 delle Avvocature

Il recente G7 delle Avvocature, promosso dal CNF, si è posto l’obiettivo di promuovere una riflessione approfondita sul rapporto tra intelligenza artificiale e avvocatura, per quanto riguarda i temi dell’etica, dell’innovazione e della tutela dei diritti della persona.[2].

Tenuto conto della prospettiva umano-centrica relativa alla governance dell’IA posta alla base dell’AI Act, la riflessione da farsi è quella sul ruolo che l’avvocato deve assumere nel realizzare una Trustworthy AI per il mondo legale.

In particolare, il G7 Avvocature invita ad attuare alcune raccomandazioni per un uso etico, responsabile e corretto delle nuove tecnologie, attenzionando alcuni ambiti: decision making, data protection e privacy e trasparenza.[3] Le decisioni giudiziarie devono costituire sempre il risultato di una valutazione dell’essere umano, escludendosi, pertanto, l’adozione di decisioni esclusivamente automatizzate.

Questa raccomandazione trova conforto nel consolidato orientamento del Consiglio di Stato, che ha affermato il principio della non esclusività della decisione algoritmica.

Viene posto l’accento sul tema del bilanciamento tra la protezione dei dati personali e la digitalizzazione e sulla necessità del controllo dei dati utilizzati nei sistemi di intelligenza artificiale.

Altro aspetto rilevante è quello relativo alla trasparenza, che implica la necessaria indicazione dei sistemi di IA utilizzati e la supervisione da parte del professionista.

Il Presidente del CNF, Francesco Greco, durante i lavori del G7 Avvocature, ha sottolineato la centralità del tema della giustizia secondo un’ottica proattiva in cui si colloca la missione che è chiamato a svolgere l’avvocato e che si identifica nella tutela dei diritti delle persone e dei principi democratici.[4]

Poiché le innovazioni tecnologiche presentano grandi potenzialità, ma anche molti rischi per i valori delle società democratiche, le Avvocature devono vigilare a che il sistema di tutela dei diritti non venga compromesso e non si affermi il dominio dell’algocrazia a discapito dei principi e dei valori etici delle democrazie liberali.

Un sistema per quanto efficiente o intelligente possa essere non potrà mai essere sostituire l’essere umano.

Il ruolo del giurista come argine all’algocrazia

Nell’era della quarta rivoluzione industriale,[5] in cui si sta assistendo a profondi cambiamenti che interessano l’intera società civile, la quale viene efficacemente descritta da Luciano Floridi come la società dell’infosfera e dell’on line[6], occorre riflettere sugli strumenti che possano arginare la crescente signoria algoritmica.

Per algocrazia si intende, secondo il Cambridge Dictionary, un sistema sociale in cui le persone sono governate e le decisioni importanti sono prese dagli algoritmi informatici.[7]

Originariamente, il termine algocrazia si riferiva esclusivamente agli impatti delle nuove tecnologie sul mondo del lavoro, ma, successivamente, si è esteso ad altri ambiti ed attualmente indica il fenomeno della diffusione crescente degli algoritmi nella società unitamente ai rischi potenziali per i sistemi democratici.

Tentare di basare la governance sui principi di trasparenza e di spiegabilità presenta dei limiti ontologici, in ragione del fatto che, gli algoritmi di machine learning, utilizzati nei processi decisionali automatizzati, sono per loro stessa natura opachi.[8]

Innanzi a fattori quali la diffusione di fake news, manipolazione collettiva, interferenze sul libero esercizio del diritto di voto e in generale di tutti quei fenomeni atti a minare le strutture democratiche occidentali, l’antidoto è fornito dal ruolo del giurista. Sia per formazione che per attitudine professionale, l’avvocato è argine, custode e guida dei valori democratici e supporto al legislatore a fini della governance dell’intelligenza artificiale.

Infine, è bene rammentare le parole dell’insigne giurista Piero Calamandrei, che esaltando le virtù fortemente umane del giurista e, in particolare dell’avvocato, delinea inconsapevolmente quegli aspetti che l’AI non potrà mai emulare, per quanto finemente addestrata: “molte professioni possono farsi col cervello e non col cuore. Ma l’avvocato non può essere un puro logico, né un ironico scettico, l’avvocato deve essere prima di tutto un cuore: un altruista, uno che sappia comprendere gli altri uomini e farli vivere in sè, assumere su di sè i loro dolori e sentire come sue le loro ambasce. L’avvocatura è una professione di comprensione, di dedizione e di carità. Non credete agli avvocati quando, nei momenti di sconforto, vi dicono che al mondo non c’è giustizia. In fondo al loro cuore essi sono convinti che è vero il contrario, che deve per forza esser vero il contrario: perché sanno dalla loro quotidiana esperienza delle miserie umane, che tutti gli afflitti sperano nella giustizia, che tutti ne sono assetati e che tutti vedono nella toga il vigile simbolo di questa speranza…”.[9]

Nell’era della tecno-scienza che stiamo vivendo, diviene prioritario fare proprio questo insegnamento che accentua le qualità umane dell’avvocato nello svolgimento della professione.

L’avvocato svolge una vera e propria funzione sociale, a garanzia non soltanto del corretto esercizio della professione legale, ma anche dei principi dello Stato di diritto, come il CNF ha più volte ribadito.

Tale funzione acquista un rilievo ancora più significativo in relazione alle sfide etiche che pone l’intelligenza artificiale, su cui l’avvocatura è chiamata ad effettuare un’attività di monitoraggio costante al fine di prevenire, correggere e arrestare violazioni di diritti e dei principi democratici, poiché non è prevedibile la direzione che potrà prendere lo sviluppo dell’IA.

Poiché attualmente manca ancora un quadro antropologico per l’IA condiviso a livello globale, questa vacatio deve essere colmata dall’avvocatura, che ha il compito di assistere la società civile e guidare i decisori nella gestione delle sfide etico-giuridiche poste dall’intelligenza artificiale, in coerenza con un approccio che consideri centrale il fattore umano.


NOTE

[1] S. Chignola, Diritto vivente. Ravaisson, Tarde, Hauriou, Edizioni Quodlibet, 2020

[2] C.Morelli, Intelligenza artificiale e avvocati: le raccomandazioni nei G7 sociali, in Intelligenza artificiale e avvocati: le raccomandazioni nei G7 sociali (altalex.com), accesso il 14.5.24

[3] Ibidem.

[4] I.Trovato, A Roma il G7 delle avvocature: come far convivere intelligenza artificiale e diritti della persona, in A Roma il G7 delle avvocature: come far convivere intelligenza artificiale e diritti della persona | Corriere.it, (accesso 14.5.24).

[5]  Luciano Floridi, La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Milano, Raffaello Cortina Editore 2017, versione digitale, p.10.

[6] Id., Etica dell’intelligenza artificiale. Sviluppi, opportunità, sfide., Milano, Raffaello Cortina Editore, 2022, p.55.

[7] L.Francalanci, Dall’algocrazia all’algoretica: il potere degli algoritmi, “Italiano digitale”, 2020, XIV, 2020/3 (luglio-settembre) DOI: 10.35948/2532-9006/2020.4397 (accesso il 14.5.24).

[8] A. Oddenino, Decisioni algoritmiche e prospettive internazionali di valorizzazione dell’intervento umano, in AO Decisioni Algoritmiche intervento umano DPCE 1.20 DEF online.pdf (unito.it)

[9] Cfr. P.Calamandrei, Elogio dei giudici, Firenze, Ponte alle Grazie, 2015.


Bibliografia e Sitografia

Intelligenza artificiale e avvocati: le raccomandazioni nei G7 sociali;

I.Trovato, A Roma il G7 delle avvocature: come far convivere intelligenza artificiale e diritti della persona, in A Roma il G7 delle avvocature: come far convivere intelligenza artificiale e diritti della persona | Corriere.it;

Luciano Floridi, La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Milano, Raffaello Cortina Editore 2017, versione digitale, p.10;

Luciano Floridi, Etica dell’intelligenza artificiale. Sviluppi, opportunità, sfide., Milano, Raffaello Cortina Editore, 2022, p.55;

L.Francalanci, Dall’algocrazia all’algoretica: il potere degli algoritmi, “Italiano digitale”, 2020, XIV, 2020/3 (luglio-settembre) DOI: 10.35948/2532-9006/2020.4397;

A.Odennino, Decisioni algoritmiche e prospettive internazionali di valorizzazione dell’intervento umano, in AO Decisioni Algoritmiche intervento umano DPCE 1.20 DEF online.pdf (unito.it);

P.Calamandrei, Elogio dei giudici, Firenze, Ponte alle Grazie, 2015.

PAROLE CHIAVE: avvocati / diritti / professioni

Condividi questo contenuto su