17 gennaio 2024
Il modello economico “servizio-dati” (dati ulteriori rispetto a quelli strettamente necessari all’erogazione del servizio digitale) è stato a lungo praticato dagli internet service provider, peraltro attraverso modalità di acquisizione del consenso, da parte degli interessati, non conformi alla disciplina in materia di protezione dei dati personali.
Peraltro, la collocazione di tale modello all’interno della predetta normativa appare, secondo alcuni, discutibile in ragione di una presunta “vendita dei diritti” degli interessati, in tal modo lasciando ai provider la sola prospettiva di remunerazione rappresentata dal tradizionale modello di scambio “servizio-moneta”. Tale prospettiva pone alcuni interrogativi che inevitabilmente portano a riflettere anche sul futuro di internet: il modello “servizio-dati” è, di per sé, incompatibile con il diritto alla protezione dei dati? Mette realmente in vendita i diritti degli interessati? Il modello economico “servizio-dati o servizio-moneta” potrebbe garantire la libertà del consenso?
Relatori:
- Avv. Andrea Lisi - Titolare Studio legale Lisi, Presidente Anorc Professioni e coordinatore di Digitalaw
- Prof. Giovanni Crea - Docente di Economia Aziendale e Processi di amministrazione del lavoro, Università Europea di Roma
- Dott. Nicola Manzi - Consulente Direzionale, Compliance, DPO
COMMENTI